Un giovane italiano su 4 tra i 15 e i 29 anni (poco meno del 25%) è a rischio povertà.
E’ quanto emerge da uno studio di Eurostat.
Sempre nell’Ue, il tasso di grave deprivazione materiale e sociale tra i giovani (sempre di età compresa tra i 15 e i 29 anni) è stato del 6,1%, mentre il tasso di deprivazione materiale e sociale tra la popolazione totale (tutte le persone che vivono in famiglia) è leggermente più elevato, pari al 6,3%. Per ’deprivazione’ si intende non avere la capacità di far fronte a spese impreviste o di permettersi di pagare una settimana di ferie fuori casa. Ma anche la capacità di far fronte agli arretrati (su mutuo o affitto, bollette).
Si può evitare tutto ciò? O quantomeno si riesce a limitare i danni?
Ovviamente non penso che sia una cosa facile, non credo che esista la bacchetta magica e non sono un fan di reddito di cittadinanza, sussidi, e cose di questo tipo.
Sono convinto che si possono creare le condizioni per mettere i giovani nelle migliori condizioni per giocare al meglio il loro futuro facendo indossare loro la maglia di attaccante evitando così di tenerli in panchina.
Da una parte, quindi, bisogna mettere questi giovani nelle condizioni di produrre valore. Questo significa:
Dall’altra parte, i giovani devono mettersi in gioco per cogliere le opportunità. Devono studiare, specializzarsi, formarsi costantemente e dedicare più attenzione alla gestione delle proprie finanze.
Pianificare e Gestire sono parole quasi sconosciute alla maggior parte dei ragazzi.
Avere cura delle finanze personali non è una opzione ma un atto responsabile. Incontro spesso giovani che spendono tutto ciò che guadagnano per la vacanza con gli amici, per l’ultimo modello di smartphone, per il tatuaggio super figo, per il vestito firmato,.. Poi, però, hanno grosse difficoltà a gestire una spesa imprevista di 1.000 euro e devono ricorrere all’aiuto dei genitori o devono indebitarsi.
Una maggiore attenzione alla gestione delle finanze può sicuramente evitare a qualcuno di far parte di quei giovani che rischiano la povertà
Poi ci sono altri dati sui quali riflettere e che necessitano di interventi immediati.
1. Oggi un giovane lascia l’abitazione dei genitori in media a 29,9 anni (30,9 per gli uomini, 29 per le donne). La media italiana è la sesta più alta tra i 27 Paesi dell’Ue, superata solo da Portogallo, Croazia, Slovacchia, Grecia e Bulgaria
Uno dei fattori che contribuisce a questo “triste” primato è sicuramente la mancanza di un lavoro stabile. Lo Stato non è in grado di creare posti di lavoro, le Aziende sono spesso “vecchie” ed i giovani si licenziano perché non vedono un futuro stimolante.
2. Fare impresa rappresenta un modo per ovviare alla mancanza di opportunità di lavoro. Negli ultimi anni però, anche questa opzione sta registrando qualche criticità. Pensate che fino a 10 anni fa le imprese giovanili rappresentavano circa il 10% del totale delle imprese. Oggi, invece, sono appena l’8,4% del totale.
Qualcuno sostiene che una risposta a tutto questo c’è ed è la seguente: “tanti giovani pensano che quello che vivono oggi non potrà variare di molto in futuro…”
Che brutta cosa se fosse davvero questa la motivazione.
Significa che c’è qualcuno che ritiene che il suo futuro è già scritto e quindi si è arreso. Questo, purtroppo, si riflette sulle scelte che sempre più spesso sono orientate al breve termine con il rischio, inevitabile, di lasciarsi trasportare dalle emozioni del momento ed effettuare scelte irrazionali.
Forse la verità è che molto spesso abbiamo paura di guardare nella direzione “giusta”, abbiamo paura del cambiamento.
Ma il cambiamento in realtà molto spesso può nascondere delle grandi opportunità
Grazie per avermi contattato.
Ti risponderò il più presto possibile.
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